lunedì 21 maggio 2012

La libertà creativa di Alberto Martini.

Alberto Martini, Autoritratto. 1911
 "Solo i veri grandi artisti non invecchiano, perchè sono capaci di rinnovarsi e inventare nuove forme, nuovi colori, invenzioni genuine"

Alberto Martini nasce a Oderzo (Treviso) il 24 novembre 1876. Fin da bambino, dimostra una notevole predilezione per la grafica, anche se si cimenta con moltissime tecniche, dalla pittura ad olio alla matita grassa, dal pastello su carta alla litografia. Fin dalle prime esperienze, Martini dichiara il suo stile grottesco e fantasioso, ispirato ai grandi incisori tedeschi del Cinquecento, in particolare Albrecht Dürer. Nel corso degli anni realizza moltissimi disegni, spesso raggruppati in cicli tematici, come "La Danza macabra". Martini viene quasi sempre ricordato per le illustrazioni dei grandi classici, a partire dal "Morgante Maggiore" di Luigi Pucci per giungere al poema di Alessandro Tassoni "La secchia rapita", passandro per i racconti di Edgar Allan Poe. Nel primo decennio del Novecento, si appassiona al teatro e realizza una serie di opere ispirate ai testi teatrali più famosi, in particolare Macbeth e Amleto di Shakespeare. Nel 1912 realizza una serie di opere a pastello che hanno in comune il tema della donna-farfalla.

 A partire dalla fine degli anni Venti, la critica italiana ha mantenuto un atteggiamento indifferente (quando non apertamente ostile) nei confronti dell'opera dell'artista, di cui non viene compresa e apprezzata l'originalità e l'autonomia creativa. Il suo non appartenere a un genere o un movimento ben definito è stata forse la causa del suo eclissarsi dalla memoria collettiva. Egli stesso dichiara nella sua autobiografia "Vita d'artista" (1939-1940) di non ammettere etichette, prefendo mantenere la sua libertà espressiva:

"Volta a volta sono simbolico, romantico, macabro.
Fui e sono a volte verista, a volte surrealista, come tutti i veri artisti del passato".

Un artista oggi dimenticato che, alla luce dei lavori originali e particolarissimi che ci ha trasmesso, merita di essere rivalutato e conosciuto.

Alberto Martini, Farfalla crepuscolare. 1912-1913
 Alberto Martini, Donna farfalla civetta1907




lunedì 7 maggio 2012

Gli "Incubi Celesti" di Nicoletta Ceccoli

Nicoletta Ceccoli, Princess and the Prey.
Nicoletta Ceccoli, nata nel 1973 nella Repubblica di San Marino, è una delle esponenti più dotate del surrealismo pop. La sua carriera artistica nasce come illustratrice professionista di libri per bambini, ma presto si impone anche nel mondo dell'arte e del collezionismo privato. Nel 2001 le è stato conferito il Premio Andersen-Baia delle Favole quale migliore illustratore dell'anno. Alla fine del 2010, ha esposto alla Dorothy Circus Gallery con una serie di opere ispirate ad Alice in Wonderland. Questa mostra, intititolata "Incubi Celesti", racconta l’addio all’infanzia e segna il passaggio all’età adulta. Le protagoniste dei dipinti, non più bambine ma non ancora donne, si ritrovano in una dimensione senza tempo, dove non c'è più spazio per i giocattoli, che diventano soprammobili che fluttuano nelle stanze vuote della composizione. Le sue opere sono una trasposizione su tela degli incubi dei bambini, popolati da mostri e creature immaginarie, che attirano lo spettatore adulto in un universo che non gli appartiene più ma del quale, in fondo, desidera  riappropriarsi.

Nei suoi dipinti color pastello Nicoletta Ceccoli racconta di un mondo magico e surreale, popolato da creature fantastiche e personaggi onirici. Le sue illustrazioni, un po' cupe ma comunque estremamente graziose, narrano di una dimensione dove tutto è sospeso, ovattato e maliconico. In un'intervista del 2009, Nicoletta dichiara di essere affezionata alla malinconia che pervade le sue opere ispirate ai libri di fiabe.

"I i miei lavori parlano di femminilità, fragilità, paura di crescere. [...] Queste scene lontane dal reale mi servono a dare un senso più universale e fuori dal tempo al racconto. Metto in scena la solitudine, la paura dell’abbandono, la perdita dell’innocenza che tutte abbiamo provato o proviamo. La malinconia ha a che fare col fermarsi a riflettere di sè. Sono affezionata alla mia malinconia. Non siamo obbligati a ridere sempre, come in televisione."

Nicoletta Ceccoli, Dolceamara.
I colori sono diafani e delicati, con largo uso del beige e del cipria, dell'avorio e dei colori pastello, che si amalgamano in una tessitura omogenea e lieve. La tecnica pittorica è decisamente raffinata, precisa e di qualità eccellente. Una caratteristica che emerge prepotente in tutte le opere è il silenzio, quasi che i rumori possano rovinare il precario equilibrio di questo mondo incantato.

Le opere di Nicoletta Ceccoli non si riferiscono a nessun teso in particolare, ma sono delle storie aperte che descrivono qualcosa che deve ancora succedere, con un senso di inquieta attesa. Le protagoniste dei suoi quadri sono delle bamboline dalla pelle di porcellana, delle fatine candidamente inquietanti che esprimono solitudine e fragilità, ma allo stesso tempo follia e graziosa crudeltà. Questi personaggi raccontano una storia misteriosa e sono intimamente legati alla sua autrice, che dichiara in un'intervista a Bizzarrocinema: "Le sento come dei miei alter ego: come loro, dentro di me non mi sento ancora pronta a crescere".

Dopo aver visto queste visioni eteree ed essersi immersi in questo mondo incantato, non può non venire voglia che di ritornare a sognare, come i bambini.

Nicoletta Ceccoli, Castello di cuori.
Nicoletta Ceccoli, Prova a prendermi.